Inspira. Espira. Inspira ed espira. Ancora una volta: iiiinnspira. Eeeespira.
[Certo, sarebbe tutto molto più facile se non avessi il raffreddore.]
Tira dentro l'aria e poi buttala fuori, cercando di raccogliere tutta la concentrazione e lo zen di cui disponi per far fronte al compleanno imminente di tua madre.
Domenica. Questa. A pranzo. Con i parenti.
Sorrisi non troppo veri e spontanei, mentre cerchi di ignorare senza grossi risultati tutte le cose che ti frullano per la mente. Che non vorresti essere lì in mezzo a quella confusione, ma in riva al mare a leggere un libro sotto al sole caldo degli ultimi giorni di settembre.
Con il cuore felice e la testa leggera.
Non pensare al domani, ma al presente. Anzi, ancora meglio: senza pensare.
Leggera come una piuma nel vento, che gira e rigira su se stessa, senza sapere quando si poserà, nè dove. Senza chiedersi se ripartirà con un nuovo soffio d'aria o se giacerà lì per sempre.
venerdì 30 settembre 2016
venerdì 2 settembre 2016
Spezia
Sì perché esistono due correnti di pensiero: quelli che si sono affezionati all'articolo e quindi la chiamano La Spezia e quelli che invece preferiscono chiamarla semplicemente Spezia.
Io faccio parte della seconda parte, forse perché è un modo più famigliare e intimo di rivolgersi alla città, come se la sentissimo un po' nostra.
Sono stati giorni talmente intensi che descriverli in poche righe non mi è capace, quando mi domandano com'è stato il viaggio mi dilungherei ore a parlarne, quindi vi lascerò scritto qualche pensiero che ho buttato giù di pancia.
Spezia, semplicemente nel cuore.
I colori così vivi che fanno da cornice alle gradinate, i suoni, i sorrisi, le persone conosciute, i luoghi visitati: tengo tutto gelosamente custodito dentro di me.
E mai, mai dimenticherò le emozioni che ho provato, come quel senso di pienezza e soddisfazione al Pozzale, davanti a quel panorama mozzafiato in cui mi ha condotto J., il mio Cicerone personale conosciuto solo la sera prima.
O quel senso di l i b e r t à di essere dove voglio, semplicemente grazie alla forza delle mie gambe e di nessun'altro.
Il profondo senso di pace e felicità nel chiudere gli occhi e respirare. Respirare e godersi la brezza marina, mentre gli ultimi caldi raggi del sole ti accarezzano la pelle leggermente arrossata.
E la stanchezza del corpo a fine giornata, che dopo lunghe ed intense camminate finalmente si sdraia: stanco, ma così felice e soddisfatto.
Avevo paura, sì. L'ho detto e ripetuto tante volte.
E se poi non ci riesco?
Se mi sento sola? Se mi blocco?
E invece no. E' andata bene. Anzi, benissimo.
Ci sono riuscita da sola, con le mie forze.
A prendere un treno, ad instaurare amicizie con persone nuove, a comunicare con stranieri, a fidarmi, a piacere e stare simpatica, a bastarmi e ad avere coraggio.
Così nel cuore, che tornando a casa già provavo nostalgia per quelle strade e quei visi.
Portavo addosso una tremenda voglia di ripartire e progettare un nuovo viaggio con lo zaino in spalla, con altri luoghi da scoprire e un'altra parte di me da mostrare e mostrarmi.
Felice e leggera.
Grazie Spezia. Grazie Spezzini.
Grazie J.
Io faccio parte della seconda parte, forse perché è un modo più famigliare e intimo di rivolgersi alla città, come se la sentissimo un po' nostra.
Sono stati giorni talmente intensi che descriverli in poche righe non mi è capace, quando mi domandano com'è stato il viaggio mi dilungherei ore a parlarne, quindi vi lascerò scritto qualche pensiero che ho buttato giù di pancia.
Spezia, semplicemente nel cuore.
I colori così vivi che fanno da cornice alle gradinate, i suoni, i sorrisi, le persone conosciute, i luoghi visitati: tengo tutto gelosamente custodito dentro di me.
E mai, mai dimenticherò le emozioni che ho provato, come quel senso di pienezza e soddisfazione al Pozzale, davanti a quel panorama mozzafiato in cui mi ha condotto J., il mio Cicerone personale conosciuto solo la sera prima.
O quel senso di l i b e r t à di essere dove voglio, semplicemente grazie alla forza delle mie gambe e di nessun'altro.
Il profondo senso di pace e felicità nel chiudere gli occhi e respirare. Respirare e godersi la brezza marina, mentre gli ultimi caldi raggi del sole ti accarezzano la pelle leggermente arrossata.
E la stanchezza del corpo a fine giornata, che dopo lunghe ed intense camminate finalmente si sdraia: stanco, ma così felice e soddisfatto.
Avevo paura, sì. L'ho detto e ripetuto tante volte.
E se poi non ci riesco?
Se mi sento sola? Se mi blocco?
E invece no. E' andata bene. Anzi, benissimo.
Ci sono riuscita da sola, con le mie forze.
A prendere un treno, ad instaurare amicizie con persone nuove, a comunicare con stranieri, a fidarmi, a piacere e stare simpatica, a bastarmi e ad avere coraggio.
Così nel cuore, che tornando a casa già provavo nostalgia per quelle strade e quei visi.
Portavo addosso una tremenda voglia di ripartire e progettare un nuovo viaggio con lo zaino in spalla, con altri luoghi da scoprire e un'altra parte di me da mostrare e mostrarmi.
Felice e leggera.
Grazie Spezia. Grazie Spezzini.
Grazie J.
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